Allegato: Esercizi spirituali a San Fidenzio
Esercizi spirituali a Casa San Fidenzio
(1 Gv 4,11-18; Sal 71; Mc 6,45-52)
Giovedì 9 gennaio 2025
“[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva”. La partenza affrettata dei discepoli potrebbe avere una sua spiegazione nel miracolo dei pani. La gente tende ad interpretare il miracolo in chiave messianico-politica e vuol proclamare Gesù capo del movimento di liberazione. Ma a questo il Maestro si sottrae e si ritira sul monte in preghiera. Di fatto nella redazione attuale di Marco l’episodio di Gesù che cammina sul lago nel cuore della notte è un prolungamento del miracolo dei pani. Infatti alla fine i due racconti si connettono nel cuore dei discepoli, dei quali si dice: “Dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito”. Di quale incomprensione si tratta? Come nel miracolo dei pani così nel camminare sulle acque si fa strada l’interrogativo più radicale su quale sia la vera identità di Gesù. Non è possibile capire i suoi gesti fino a quando non si è compreso chi è Gesù, fino a che non si è penetrati nel suo cuore.
“Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore”. Quanto basta per rivoluzionare la nostra immagine di Dio che spesso è una proiezione della nostra umanità. Tutta la Prima lettera di san Giovanni mette in discussione l’impalcatura religiosa di sempre che vede la religione come un rapporto fondato sul ‘do ut des’, quasi che Dio ci ami perché siamo buoni. Al contrario, siamo buoni solo perché Dio ci ama. Accorgersi di questa priorità significa non ridurre tutto ad una questione di buona volontà e di irreprensibilità morale, ma scoprire questa presenza che illumina e sostiene il nostro cammino. Ma da dove nasce questa sicurezza che “Dio non è contro di noi?”. Solo dalla familiarità, anzi dall’intimità con il Figlio di Dio che “ci ha donato il suo Spirito” e così ci ha resi persuasi che “chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui”.
Alla fine, la paura o la fiducia si contendono il nostro cuore. In effetti, dentro questo tumultuoso movimento della storia che assomiglia molto alle acque infide del lago in piena notte, è facile essere sopraffatti dalla paura che ci rende preda di fantasmi e di fantasmagorie. Mantenere la lucidità e la calma per affrontare sempre di nuovo la traversata richiede un cuore docile ad immagine di quello del Cristo. Come scrive papa Francesco nella sua Dilexit nos (n. 11): “Se il cuore è svalutato, si svaluta anche ciò che significa parlare dal cuore, agire con il cuore, maturare e curare il cuore. Quando non viene apprezzato lo specifico del cuore, perdiamo le risposte che l’intelligenza da sola non può dare, perdiamo l’incontro con gli altri, perdiamo la poesia. E perdiamo la storia e le nostre storie, perché la vera avventura personale è quella che si costruisce a partire dal cuore”.