Silenzio, commozione, preghiera. Questo quanto vissuto durante la “Chiamata alla pace” in Arena. Una Via crucis del tutto speciale animata dai giovani della Diocesi di Verona e partecipata da 5.000 persone: tra loro disabili, ragazzi, famiglie, autorità cittadine, cristiani e non.
Le 14 stazioni della Via crucis tradizionale sono state introdotte ciascuna da un breve brano biblico e commentate dalle riflessioni scritte da don Martino Signoretto, a cui hanno dato voce Noemi Valentini e Stefano Vantini, due giovani attori di “Altri posti in piedi”. Si sono così idealmente alternati sotto la croce 14 personaggi storici: Giovanna d’Arco che come Gesù ha fatto l’esperienza di essere imputata a un processo e ha voluto avere davanti un crocifisso mentre veniva uccisa; Robert Hoppenheimer, scopritore della potenza della fissione nucleare e alle prese con il senso di colpa per la morte causata dagli ordigni atomici; Hanna Arendt, filosofa che ha parlato della banalità del male e della forza del perdono; Dante Alighieri che ha esaltato Maria, madre che Gesù ha incontrato portando la croce; Francesco d’Assisi che come il Cireneo incontra il crocifisso quasi casualmente e si ritrova a servirlo; Rosa Parks che come l’evangelica Veronica ha vinto le sue paure e cercato la vera giustizia; Albert Einstein che si è lasciato conquistare da Gesù e dal desiderio di pace; Rita da Cascia che nel segno della croce in fronte ha condiviso la sofferenza del Cristo; Adolf Hitler nel suo confrontarsi con quell’uomo di Nazareth a volte stimato altre deriso; Simone Weil che nel crocifisso vedeva la sofferenza e l’amore messo alla prova, ma anche la porta per il Regno; Gandhi che raccontava come Gesù gli trasmettesse il desiderio di pace, giustizia e libertà; Edit Stein che ha parlato della “scientia crucis” ovvero di come essa sia l’unico senso e l’unica speranza; Carlo Acutis che non ha avuto paura nemmeno nella malattia certo che con Cristo la morte diventa vita; Madre Teresa di Calcutta con il suo invito ad amare la vita e l’uomo, così com’è.
Nella riflessione finale il vescovo Domenico Pompili ha detto: «Questa sera in Gesù crocifisso, abbiamo contemplato un uomo che crede nella pace anche se processato e deriso; egli crede nella pace anche se inchiodato sulla croce».
Ha aggiunto: «Siamo avvertiti che la passione di Gesù non si è conclusa nel 30 d.C., ma si prolunga in tutti i crocifissi della storia, a qualunque popolo appartengano. Non resta che pregare insieme, ognuno come può perché tutte le croci fioriscano, perché diventino alberi di giustizia e di pace, finché giustizia e pace non si baceranno».
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