Il vescovo Domenico Pompili ha presieduto domenica 11 agosto, solennità di Santa Chiara, la solenne celebrazione eucaristica presso il Monastero delle clarisse di San Fidenzio, a Novaglie.
Nell’omelia, ha commentato il brano evangelico della domenica, in cui ha sottolineato come quella frase “Io sono il pane vivo disceso dal cielo” manifesti come Gesù sia ben consapevole di essere con Dio e di essere da Dio. Ha poi evidenziato che “Gesù è giovane non tanto per la sua età biologica, ma perché sa coltivare i propri sogni, sa lottare, pure in mezzo ai contrasti, perché i propri sogni si realizzino. Vecchi invece, a prescindere dall’ età, sono quelli che in realtà tirano i reni in barca anzitempo e si pensionano con largo anticipo perché sembra che non abbiano più nulla da dire e diventano però fatalmente dei mormoratori”.
Quindi il vescovo ha aggiunto: “Avere fede significa avere un rapporto con Dio in cui il nostro io non viene soppiantato ma viene semmai valorizzato nell’incontro con il Tu di Gesù Cristo. La fede nasce da questo incontro in cui il nostro io fa tappa e si realizza nell’ascolto dell’altro che è Dio. E questa è stata la grande esperienza di Santa Chiara. Dalle Palme del 1211 Chiara appare come una donna che, certamente incuriosita dalle vicende di Francesco d’Assisi, sceglie però la sua strada che è quella di coltivare un rapporto stabile e permanente con Dio, soprattutto attraverso l’Eucaristia, che diventa la sua quotidiana forma di adorazione grazie alla quale Chiara entra in un rapporto di singolare intensità con il Signore che diventa a quel punto non solo il suo scudo, ma diventa anche la ragione della sua vita in comune con le altre sorelle. Ciò che fa di queste sorelle, che cresceranno numericamente di lì a poco, una comunità è la loro attrazione per l’Eucaristia che plasma questa comunità e la rende “una” al di là delle differenze”.
Ha infine sottolineato: “La seconda cosa che ci dice, questa parola esigente del Maestro, è, che è nel darsi e non nel risparmiarsi, nel protendersi e non nel preservarsi, nel concedersi e non l’immunizzarsi consiste la capacità di rigenerare ogni volta la nostra stanchezza.
Questo intenso rapporto con Gesù ha reso Chiara buona come il pane a cui tutte e tutti facevano riferimento per averne almeno un pezzo. Così è stata Chiara, la pianticella di Francesco, che però è stata trapiantata nella terra di Dio e per questo si è moltiplicata nei secoli fino a noi oggi qui a Novaglie attraverso voi sorelle che rendete ancora attuale questa figura che non è più semplicemente un personaggio storico ma è una persona vivente”.