Non esistono formule magiche per creare lavoro, tantomeno un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone.
Anche a Verona il lavoro conosce luci e ombre. Viviamo in un territorio ricco di opportunità e di competenze. Il tasso di disoccupazione, come ha recentemente ricordato il presidente di Confindustria Verona, Raffaele Boscaini, è al 3,2%! Uno dei risultati migliori di sempre. La solidità e l’innovazione del nostro tessuto imprenditoriale sono uniche. Con la sua rete industriale dinamica e la sua capacità di attrarre investimenti, Verona è un modello. Il sistema produttivo sempre più sostenibile e competitivo cresce senza rinunciare alla qualità e all’eccellenza.
Ma non mancano le ombre.
Nel 2023 a Verona e provincia 32 persone sono decedute mentre lavoravano. È stata la cifra più alta di tutte le province del Veneto. Il dramma delle vittime degli incidenti sul lavoro ancora oggi riguarda tutti i comparti e gli ambienti occupazionali. Garantire a tutti la possibilità di lavorare in un ambiente sicuro è scelta di civiltà. L’attenzione per ciò che può costituire pericolo per la salute del lavoratore non può mai venire meno e deve anzi essere oggetto di continuo aggiornamento.
L’ultima indagine Gallup rileva che negli ultimi 10 anni il numero di persone che esprimono sentimenti negativi verso il lavoro ha raggiunto livelli sconcertanti: stress, insoddisfazione, tristezza, rabbia. Il lavoro piace sempre meno. Solo il 13% di lavoratori si dichiara soddisfatto. C’è un persistente aggravio psichico causato dal senso di estraneità che molti lavoratori provano sul luogo di lavoro. L’assenza di significato, il mancato riconoscimento delle proprie competenze, il disagio derivante da contesti altamente conflittuali, anonimi o malsani sono le fonti delle fatiche e delle sofferenze che ancora pesano sulla vita di tanti. Per non parlare del caporalato e del rischio di infiltrazione mafiosa presenti anche nella nostra provincia.
Rimettere a fuoco e ridare luce al lavoro significa ritrovare il significato per cui il lavoro è per l’uomo una vocazione. È atto attraverso il quale egli diventa persona. Il lavoro permette a ogni uomo di esprimere sé stesso, il proprio talento, le proprie capacità in quanto è espressione della propria creatività a immagine del Creatore, di un Dio che “lavora” nella Creazione e nella Redenzione.
Il Magistero sociale della Chiesa parla del lavoro come “l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna… quando permette ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione… quando consente di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli… quando lascia uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale… quando assicura ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa” (Caritas in Veritate, 63).
Una sfida particolarmente importante per il futuro del nostro territorio è il rispetto e la cura dell’ambiente che il Signore ci ha donato: “C’è spazio per tutti su questa nostra terra: su di essa l’intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l’aiuto della natura stessa, dono di Dio ai suoi figli, e con l’impegno del proprio lavoro e della propria inventiva”. Abbiamo il dovere gravissimo “di consegnare la terra alle nuove generazioni” affinché “possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla” (CV 50). Ciò è possibile solo rafforzando la consapevolezza che tutto è connesso, ossia quell’alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino (cfr. Laudato si’, 138).