L'approfondimento

L’origine dell’ex Seminario di San Massimo

Dal volume “Il Seminario di Verona”

Alla luce del recente concorso di idee sull’area dell’ex Seminario di San Massimo di Verona, può essere interessante approfondire l’origine e la realizzazione della struttura arrivata ad ospitare oltre 700 persone negli anni Sessanta. Le informazioni di seguito riportate sono tratte dal volume Il Seminario di Verona di Vittorio Montorio – Edizioni di Vita Veronese 1968.

Dopo il bombardamento dell’8 febbraio 1944 si era parlato molto della necessità di trasferire il Seminario fuori città, in luogo più aperto e solatio, e, al termine del conflitto, s’imponeva una soluzione dato l’accresciutosi numero degli alunni e perché la vecchia sede non era suscettibile di allargamento.

Dopo quattro anni di instancabile operosità per riparare il riparabile della vecchia sede (da segnalare due pale del pittore Carlo Donati), Mons. Pietro Albrigi nel 1949 si ritirava per dare inizio ad una nuova famiglia religiosa di forma moderna, la Pia Società D. Mazza. In suo luogo fu nominato Pro-Rettore Don Angelo Marini, che tenne questa carica fino all’elezione del nuovo Rettore Mons. Policarpo Cerato, parroco di S. Giovanni Lupatoto, avvenuta il 21 dicembre 1950.

Il novembre 1953 Verona accoglieva quale Vescovo Coadiutore Mons. Andrea Pangrazio. Ormai la diocesi, e in particolare il Seminario, si preparavano a profonde trasformazioni e realizzazioni dopo la morte di Mons. Girolamo Cardinale (26 dicembre 1954) e l’elezione del nuovo Arcivescovo-Vescovo: Mons. Giovanni Urbani (25 aprile 1955).

Il Presule dedicò grandissima parte della sua attività alla realizzazione dell’attuale Seminario di S. Massimo. Il gravoso compito fu molto facilitato dalla generosa offerta da parte di Mons. Giovanni Ongaro di 130 campi veronesi in località Ca’ Monache. L’appello per il nuovo seminario fu lanciato il 4 novembre 1955.

Fu necessario che Mons. Cerato rinunziasse all’ufficio di Rettore (agosto 1956) per dedicarsi con tutte le forze al compito di Presidente della Commissione per la costruzione del nuovo seminario, mansione a cui era particolarmente adatto e in suo luogo venne eletto Rettore Mons. Remo Noro (3 settembre 1956-59).

Il 25 aprile 1957, festa di S. Marco patrono delle genti venete, aveva luogo alla presenza di uno stuolo immenso di sacerdoti e fedeli la posa della prima pietra del nuovo seminario, su progetto dell’ing. Sperandio Casali con la collaborazione dell’arch. Francesco Loro.

I lavori, affidati all’impresa Aldo Marchesini, erano giunti a buon punto (circa a metà del progetto) quando il nostro Arcivescovo veniva eletto alla Sede Patriarcale di Venezia (11 novembre 1958) e poi creato Cardinale il 17 novembre di quell’anno.

Il 9 dicembre 1958 veniva eletto Vescovo di Verona Mons. Giuseppe Carraro, trasferito dalla Chiesa Cattedrale di Vittorio Veneto. Questa elezione fu particolarmente gradita al Seminario, perché il Presule era stato Padre Spirituale e Rettore del Seminario di Treviso per molti anni. I lavori procedevano spediti, e già il Vescovo aveva divisato di trasferire il Seminario alla nuova sede di S. Massimo per l’anno scolastico 1959-‘6o. Mons. Noro, per ragioni personali, rinunziò all’ufficio ed il settembre 1959 veniva eletto «Delegato Vescovile» per il seminario con mansioni e responsabilità di Rettore Mons. Giovanni Falzoni. Ormai più di metà del nuovo seminario era terminata ed il 3 novembre vi entravano gli alunni.

L’inaugurazione

L’Inaugurazione ufficiale del Seminario di S. Massimo avvenne il lunedì 6 giugno i960, e fu solennissima. Alla presenza di circa 500 sacerdoti, di tutte le Autorità politiche, amministrative e militari, di tutti i Superiori Religiosi e di una grandissima folla, il Patriarca di Venezia, Card. Giovanni Urbani, circondato da tutti i vescovi della regione veneta, di Mons. Poma vescovo. di Mantova e di Mons. Pangrazio vescovo di Livorno, presente pure il Segretario della Congregazione dei Seminari S. E. Mons. Dino Staffa, rievocava con brevi parole le tappe più salienti della nuova realizzazione. Mons. Carrara aggiungeva: «Rimane assai di più: il conservare e arricchire l’anima di questo corpo, che sono gli alunni».

 

 

 

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