Una festa molto vivace, colorata e scoppiettante si è svolta domenica 16 giugno a Bosco Chiesanuova per celebrare i 50 anni della Curatorium Cibriucum Veronese che raccoglie la memoria e le tradizioni del Popolo Cimbro. Vi ha preso parte anche il vescovo Domenico che ha presieduto la celebrazione della Santa Messa.
Un corteo con vari gruppi Cimbri provenienti anche da altre lontane zone, nei loro caratteristici costumi tradizionali, è partito dalla chiesetta di S. Margherita all’ inizio del paese per raggiungere la piazza principale accompagnati dal suono della banda. La devozione a S. Margherita era stata portata dai primi Cimbri provenienti dalla Germania ed accolti ufficialmente dal vescovo Bartolomeo della Scala 5 febbraio 1287.
Essi dall’oltralpe bavarese, migranti, erano venuti in cerca di una terra da coltivare, alberi da tagliare e animali da allevare e avevano trovato un’ambiente inospitale, ma con paziente lavoro lo hanno reso vivibile e accogliente come ancora oggi lo si può apprezzare.
La celebrazione ha avuto il sapore di una nuova consapevolezza delle proprie origini e del valore della propria identità. Con la sua naturale semplicità il vescovo Domenico ha saputo immergersi nella storia dei Cimbri dando un riconoscimento e un’ attenzione che ha profondamente commosso i tanti Cimbri presenti.
Alla fine della celebrazione c’è stata la cerimonia di conferimento di Gran Massaro al comandante dei Carabinieri di Imola Andrea Oxilia che ha ricevuto con grandissima soddisfazione la massima onorificenza che si possa dare ad un Cimbro.
È stata poi consegnata sia al parroco don Lucio che al sindaco una piccola riproduzione in pietra della Madonna con il Bambino, tipica immagine che si può trovare nei tanti capitelli sparsi nella Lessinia a testimonianza della fede dei Cimbri.
Mentre come offerta di ringraziamento al vescovo è stata regalata una pergamena disegnata e scritta a mano che riporta il Vangelo di Marco che è stato letto durante la celebrazione sia in italiano che in cimbro. È il brano del Vangelo che paragona il regno dei cieli al piccolo seme di senape che produce un grande albero. Il vescovo lo ha commentato a partire dalla ricorrenza che si stava festeggiando per ribadire che la speranza nasce dove siamo capaci di riappropriarci della semplicità e della piccolezza. Infatti, le cose di Dio, in particolare se raffrontate con le grandi imprese economiche e sociali, sembrano insignificanti, ma sono come un lievito che lentamente fermenta tutta la pasta con una forza inarrestabile. Leggi l’omelia del vescovo Domenico.
All’uscita sulla piazza si sono esibite alcune coppie in costume tradizionale con danze Cimbre e infine non sono mancati gli spari dei Trombini di San Bortolo quasi a esorcizzare gli spari veri della guerre purtroppo ancora in atto.