Nel giorno di Pasqua il canto e la gioia sono state protagoniste nella Messa solenne in cattedrale a Verona.
Il vescovo Domenico ha introdotto la celebrazione con queste parole: «Quest’anno, per una singolare coincidenza lunare tra il calendario gregoriano e quello giuliano, tutte le Chiese, cattolica, ortodosse, protestanti con le antiche chiese cristiane (armeni, siriaci, copti, etiopi) celebrano la Pasqua la stessa domenica, cioè oggi. Ciò nonostante il fatto che non si celebri insieme l’Eucaristia dice che le divisioni restano. E quel che è più grave persistono in un mondo sempre più lacerato e contrapposto, quando gli ecumenisti avevano pensato l’unità proprio come contributo ad un mondo più pacifico. “Chiese sorelle, popoli fratelli”, diceva il patriarca Athenagoras. E aggiungeva: “Al centro dell’umanità in via di unificazione deve trovarsi la Chiesa indivisa”. Così non è stato. Qui preghiamo e lavoriamo perché questo sogno possa realizzarsi insieme a quello della pace universale».
Successivamente, nell’omelia ha affermato: «Chi riduce la Pasqua soltanto ad un’emozione per la vita che rinasce dopo l’inverno si accontenta di troppo poco. E, soprattutto, non dà conto di quel che è avvenuto. Resurrezione di Gesù è ben più che una metafora, per quanto poetica. È un “fatto” che si impone, nostro malgrado. I discepoli stessi si lasciarono travolgere da un fenomeno che si palesava loro, da una realtà inaspettata, inizialmente pure incomprensibile e la fede nella resurrezione è scaturita da questo travolgimento, cioè da un avvenimento che precedeva il loro pensare e volere, che anzi lo rovesciava».
Ha poi aggiunto: «La nostra generazione vede e calcola tutto, ma comprende e valuta poco. Per questo siamo disillusi e anche disorientati. La resurrezione è un fatto che esige un cambiamento: si entra nella morte per uscire alla vita. La morte e la vita sono, dunque, intrecciate. La resurrezione del Maestro cambia la percezione dell’esistenza che non è un arco che si distende verso la fine, ma si inarca nell’eternità. Noi oggi non crediamo alla resurrezione e, ancor prima, non crediamo alla morte. Almeno alla nostra. Per questo tendiamo a rimuovere l’una e l’altra».
Riflettendo pure sulle ultime tecnologie ha aggiunto: «Scommettere sulla vita “oltre” la morte ha ben più senso che accontentarsi di “scomparire nella natura” o di “sopravvivere nei discendenti”. A pensarci, la stessa fascinazione della tecnologia si riduce ad un illusorio andare “oltre” questa semplice realtà spazio-temporale. Non si chiama forse “Meta” (“Oltre”) la nuova sigla del più importante colosso digitale in questo momento? Nulla è casuale. Alla fine resta un vero aut-aut: o la resurrezione o l’inesorabile nulla. La fede cristiana opta per la resurrezione: Dio più che dal passato viene incontro a noi dal futuro. Ecco la ragione profonda dell’Alleluia pasquale».
Al termine il vescovo Pompili ha impartito sui presenti la benedizione papale.
Condividi questa notizia e rimani aggiornato iscrivendoti al canale della chiesa di Verona.