Una grande opera artistica di illusione ottica che rappresenta la forza della pace tra i popoli, che demolisce i muri e le divisioni, è stata installata a Trevenzuolo in occasione della festa patronale di Santa Maria Maddalena.
Anche il vescovo Domenico ha fatto visita alla parrocchia, in festa assieme alle comunità di Fagnano e Roncolevà, e ha celebrato la Santa Messa lunedì 22 luglio.
Mons. Pompili ha ricordato l’ intuizione di San Tommaso d’Aquino che definisce S. Maria Maddalena l’apostola degli apostoli perché è la prima che dopo aver visto il Risorto lo annuncia loro.
«Quando nel sepolcro vuoto lo cercava disperata – ha osservato il Vescovo – si sente chiamare per nome: Maria! È in quel momento che percepisce la presenza del Signore. È quando si è chiamati personalmente per nome che si genera la fede. Per noi oggi è importante recuperare questa persuasione, perché ancor prima di Dio noi abbiamo perso il nostro “io” cioè abbiamo azzerato il nostro mondo interiore. E quando qualcuno ci chiama per nome ci fa recuperare il nostro io. La fede nasce nel momento in cui il nostro io percepisce se stesso in rapporto a Dio ed è sempre una nuova scoperta».
«Credere vuol dire scommettere sul fatto che non esiste solo quello che si vede e che si tocca perché le cose spesso non sono come appaiono e che c’è tutto un mondo che va oltre la nostra percezione sensibile. Tra le cose importanti che possiamo imparare da Maria Maddalena è che, la fede, è sempre un innamoramento. Si crede come Maria di Magdala quando si cerca ostinatamente il Signore nonostante siamo smentiti apparentemente dalla realtà. Infatti i desideri autentici sono quelli che tengono a distanza di tempo; i desideri inautentici sono come quelli dei bambini che si innamorano di una cosa e un attimo dopo se la sono già dimenticata. Il desiderio autentico di Dio fa sì che la nostra ricerca non conosca interruzione».