13° Coordinamento dei volontari delle Caritas territoriali

Il volontariato in Caritas come servizio a una comune fraternità

sabato 21 ottobre

Si è svolto lo scorso 21 ottobre presso la parrocchia di San Domenico Savio a Verona il 13° Coordinamento dei volontari di Centri di ascolto, Empori solidali, Officine culturali delle Caritas territoriali della diocesi di Verona.

Durante l’incontro sono emersi spunti di lavoro significativi sulle attività da mettere in pratica nell’anno pastorale entrante, come ha spiegato Davide Boniforti, dell’organizzazione Metodi di Milano, che per Caritas Verona ha riassunto i pensieri dei delegati Caritas presenti all’incontro. «C’è una premessa doverosa sull’importanza della carità nella nostra società. La carità che facciamo facilita il cambiamento culturale, ma fare carità non può essere solo frutto di entusiasmo, passione e desiderio di mettersi a servizio. Sono necessari formazione, spazi adeguati dove operare, idee originali per il futuro. E soprattutto la capacità di fare rete, con le amministrazioni comunali, con altre associazioni, con i territori in cui su è inseriti. Se devo pensare alla Caritas oggi, parto da un noto proverbio: “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Io lo modifico in “Per crescere un villaggio ci vuole un intero villaggio”. Questa è la nostra Caritas oggi, che deve costruire questo villaggio a livello ampio, non solo parrocchiale, a partire da sé stessa. Non esiste più quel villaggio che tutti conoscevamo ridotto ad uno spazio piccolo. Oggi c’è necessità di collettività, di comunità, la Caritas deve essere dentro al territorio, lavorare in rete. La Caritas deve fare e diffondere cultura, deve sperimentare il senso di collettività, deve inserirsi in luoghi diversi dal solito: a scuola? In piazza? Nelle case? Non c’è una ricetta, ma il tema è quello della prossimità. Andare noi, dove le persone si ritrovano, creando magari alleanze innovative che formano nuove zone di welfare, di comunità, anche perché spesso le persone non hanno coraggio di chiedere: non chiedono aiuto, ma non chiedono nemmeno se c’è spazio per dare aiuto. La Caritas deve saper comunicare, deve saper chiedere aiuto quando ne ha bisogno, deve essere aperta e non un villaggio chiuso. È semplice tutto ciò? No di certo, non c’è nulla di facile, però si può partire dalle cose facili, dalle cose che ci piacciono, per far capire alle persone che è bello trovarsi, fare comunità, fare esperienze che facciano stare bene. Con una certezza solida: Caritas ha un innato desiderio di raggiungere tutti, non è elitaria, e questa è la sua forza!»

I delegati si sono salutati con dei significativi lavori di gruppo con l’obiettivo di tracciare delle linee guida per le Caritas parrocchiali del territorio per il prossimo anno pastorale, con una particolare sottolineatura sulle criticità, ma anche i punti di forza di ciascuna comunità e con impegni concreti per il futuro.

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