Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo
Gv 1,9
C’è la luce della fede e ci sono cose che si vedono solo con gli occhi della fede. Non ci deve stupire allora che, nella rivelazione neotestamentaria, il tema della “luce” sia così centrale (il termine compare ben 73 volte in 15 libri) e arriva al suo massimo sviluppo proprio negli scritti giovannei in cui credere e vedere coincidono tra loro: “Questo è il messaggio udito dal Figlio: Dio è luce e in lui non c’è tenebra” (1Gv 1,5). Sì, dopo aver contemplato che “veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9) e dopo aver conosciuto e amato colui che ha proclamato “Io sono la luce del mondo: chi segue me… avrà la luce della vita” (Gv 8,12), per Giovanni il discepolo può riconoscere nel Figlio, Parola fatta carne (Gv 1,14), la rivelazione del Padre (cf. Gv 1,18). Lo celebriamo nella liturgia del Natale: “La luce che si è levata su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte” (Mt 4,16; cf. Is 9,1) diviene accessibile agli occhi umani [1].
L’Avvento è tempo di speranza, perché apre un nuovo percorso per la Chiesa, pellegrina nel tempo. Con l’Avvento infatti, inizia il cammino di un nuovo anno liturgico, attraverso il quale, a partire dalla novità generativa della Pasqua, si fa memoria dell’opera della salvezza di Cristo. Il tema scelto per questo Avvento è una citazione tratta dal Prologo del Vangelo di Giovanni: “veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv. 1, 1-18). Quante luci in questo tempo di Avvento vediamo intorno a noi, sono luci che irrompono nel buio. Ma una è la luce vera, una sola è “la luce che illumina ogni uomo”: Gesù Cristo.
In questo inizio del nuovo anno liturgico, che vedrà anche sorgere l’anno giubilare del 2025, la misericordia di Dio si spalanca, insieme alle porte sante che si potranno varcare a Roma per riceve l’indulgenza. E questo Avvento si presenta davanti a noi ancora di più un tempo in cui ricevere luce di sapienza e di tenerezza, affinché ci disponiamo a ricevere la grazia della conversione attraverso l’esercizio della speranza. La luce che viene nel mondo, la luce che invade e chiarifica, riscalda e guarisce i residui della morte interiore e del peccato che ci portiamo addosso, non è una luce evanescente, non è una luce abbagliante, non una luce che ci allontana, ma è il Signore Gesù, la sua presenza mite e umile che cambia il cuore e che salva questo nostro mondo. Crediamo che Cristo è la nostra fiducia e nostra speranza, perché è Lui Colui che viene e che verrà. Per sempre.
L’Avvento è celebrazione di questa speranza che non delude, perché, come scrive l’apostolo Paolo ai Romani “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che c è stato dato” (Rm 5,5). L’Avvento, dunque, inserito nella celebrazione annuale del Mistero di Cristo che inizia dai primi vespri della prima domenica d’Avvento e termina ai primi vespri della festa del Natale, è un percorso spirituale da vivere nel tempo, per crescere insieme, come Chiesa.
[1] D. Pompili, Lettera pastorale Sulla luce, pp.32-33.