Dal 21 al 23 febbraio si è svolto il Giubileo dei diaconi, che ha coinvolto anche le mogli dei diaconi sposati. Un evento straordinario che ha visto la partecipazione di ben 7.000 diaconi provenienti da ogni parte del mondo. Da Verona eravamo in sette, accompagnati da alcune mogli e figli. È stata un’esperienza davvero unica, quella di condividere momenti di spiritualità e riflessione con diaconi di diverse nazionalità. L’evento è stato arricchito da numerosi momenti di profonda riflessione e significativi approfondimenti.
Già da venerdì pomeriggio ci siamo suddivisi in 12 diverse grandi chiese di Roma, dove abbiamo partecipato alla catechesi dal titolo: «Segni concreti di speranza nel ministero diaconale». tenuta da vari vescovi e accompagnata da momenti di condivisione di esperienze.
Sabato mattina, presso l’auditorium Conciliazione, si è svolto il convegno internazionale dal titolo «Diaconi in una Chiesa sinodale e missionaria. Per essere testimoni di speranza». Durante l’incontro, è stato approfondito il ruolo dei diaconi nel mondo, evidenziando una presenza significativa in Europa e nelle Americhe, mentre più ridotta in Medio Oriente e, soprattutto, in Africa. Nel mondo i diaconi sono 47.000.
Sono stati presentati dieci interventi di diaconi, che hanno messo in luce sia i punti di forza che le difficoltà del ministero diaconale in contesti differenti. Successivamente, la teologa Serena Noceti ha riflettuto sul vero significato del servizio diaconale come diaconia della fraternità e della giustizia, sottolineando che «i diaconi devono mostrare la connessione tra Vangelo e vita quotidiana in ogni contesto» Spinge la Chiesa a estendere la propria presenza al di là delle tradizionali strutture ecclesiali, arrivando nei luoghi di lavoro e nelle realtà familiari. I diaconi sono chiamati a partecipare alla vita quotidiana, vivendo pienamente le loro esperienze di coniugi e genitori, svolgendo una professione, e intrattenendo legami di amicizia e di vicinato.
Il professor don Dario Vitali ha poi parlato della vocazione specifica del diacono, del suo rapporto con il Vescovo e con presbiteri e laici, in una Chiesa che vuole valorizzare i doni di ciascuno. Lo praticano nel servizio della carità, nell’annuncio del Vangelo e nella liturgia, testimoniando, in ogni ambito sociale ed ecclesiale in cui sono presenti, l’intima connessione tra Vangelo annunciato e vita vissuta nell’amore. Promuovono, inoltre, nella Chiesa un senso di responsabilità e uno stile di servizio verso tutti, con particolare attenzione ai più poveri. Al termine del convegno, abbiamo avuto l’opportunità di fare un pellegrinaggio alla Basilica di san Pietro, passando per la Porta Santa.
Nel tardo pomeriggio ci siamo riuniti in Aula Paolo VI per un momento di preghiera e riflessione sul ruolo e la testimonianza all’interno di una Chiesa sinodale e missionaria. Il cardinale Lazarus You Heung Sik, Prefetto del Dicastero per il Clero, ha guidato l’incontro, sottolineando che i diaconi sono uomini di comunione, veri ponti tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli. È chiamato a farsi vicino ai chi soffre, ai martiri, a chi cerca speranza”. E poi una domanda: «Il servizio è un dono o un peso per noi? Sappiamo riconoscere nei diaconi un segno concreto di Cristo, la Chiesa di oggi ha bisogno di uomini che sappiano servire senza cercare il primo posto, donandosi con gioia».
La domenica mattina ci siamo ritrovati nella Basilica di San Pietro per la Celebrazione Eucaristica e per l’ordinazione di 23 diaconi, presieduta da mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Mons. Fisichella ha letto l’omelia preparata da Papa Francesco e ha dedicato una preghiera: «Sentiamo il Papa in mezzo a noi, il Signore lo assista nella prova e nella malattia». È stata un’omelia molto profonda, e vale la pena richiamare alcuni passaggi significativi.
Il vostro servizio diaconale «Accompagnatelo il più possibile con un sorriso, senza lamentarvi e senza cercare riconoscimenti, gli uni a sostegno degli altri, anche nei rapporti con i vescovi e i presbiteri, come espressione di una Chiesa impegnata a crescere nel servizio del Regno con la valorizzazione di tutti i gradi del ministero ordinato. Il vostro agire concorde e generoso sarà così un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone; la carità sarà la vostra liturgia più bella e la liturgia il vostro più umile servizio». E «Tra poco alcuni di voi, ricevendo il sacramento dell’Ordine, “discenderanno” i gradini del ministero. Volutamente dico e sottolineo che “discenderanno”, e non che “ascenderanno”, perché con l’Ordinazione non si sale, ma si scende, ci si fa piccoli, ci si abbassa e ci si spoglia. Per usare le parole di San Paolo, si abbandona, nel servizio, l’“uomo di terra”, e ci si riveste, nella carità, dell’“uomo di cielo”».
Alla fine della S. Messa, insieme ai diaconi della diocesi di Verona, abbiamo scattato una foto con il card. Lazarus You Heung Sik, che ci ha detto con forza e speranza: «Il futuro della Chiesa è con voi».
Questo Giubileo è stato un momento fondamentale non solo per celebrare la nostra fede, ma anche per rafforzare la fraternità che ci unisce. In questi tre giorni, ci siamo sentiti davvero come una grande famiglia, unita da un legame profondo. Quello che ci portiamo a casa è che dobbiamo imparare a partire dai gesti più semplici, alla portata di tutti. A nessuno di noi è chiesto di compiere miracoli, ma semplicemente di prenderci cura dell’altro. Dio non ci chiede di guarire i malati, ma di visitarli. Sono gesti “piccoli”, ma profondamente significativi, che aiutano a vivere; non ci giudica per gli errori, ma ci chiede se abbiamo fatto del bene. E contemporaneamente, come dice spesso Papa Francesco, coltivare uno sguardo profetico sul mondo, cercando di scoprire segni di speranza e giustizia anche nei contesti più difficili. Questo sguardo è proiettato verso il futuro, verso un mondo più giusto e fraterno, in cui le disuguaglianze vengano superate e ogni persona possa vivere con piena dignità.
diac. Beppe Fiorio
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