I giovani veronesi e la Gmg in Guinea Bissau: incontri, sorprese, e un pensiero

«Penso alla meravigliosa accoglienza ricevuta da noi veronesi quando siamo arrivati qui a Bafatà, e penso a come li accogliamo noi quando arrivano in Italia. Abbiamo ricevuto un’accoglienza calorosa da parte della comunità di San Daniele Comboni di Bafatà!».

A parlare è Tommaso Cavagnari, uno dei 9 giovani veronesi da qualche giorno in Guinea Bissau per vivere una Giornata mondiale della gioventù particolare, condivisa con centinaia di giovani guineiani mentre un milione di ragazzi da tutto il mondo si ritrova in questi giorni con papa Francesco a Lisbona.

«Qui in Africa mi ha impressionato tutto! Mi piace il popolo guineano, sono persone bellissime, e percepisco che questo sentimento è reciproco – racconta Viola Guerreschi, un’altra veronese in Guinea -. Abbiamo già condiviso molto con i giovani di qui. Questa è un’esperienza finora fantastica, dalla quale stiamo imparando tanto». Ad accompagnare i giovani veronesi Francesca Frapporti, già missionaria, e don Simone Lanza, viceparroco a Zevio.

 

Oltre a visite, momenti di preghiera, viaggi, momenti conviviali e scambi di amicizia con i coetanei di Bafatà, i giovani veronesi hanno potuto conoscere da vicino la figura di Amílcar Cabral, famoso politico guineense assassinato 50 anni fa, fondatore del Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde, che portò la Guinea-Bissau e le isole di Capo Verde all’indipendenza dal Portogallo nel 1973. Presenti a Bafatà sono i sacerdoti veronesi don Andrea Mattuzzi, don Jacopo Campagnari e la volontaria laica Francesca Brunelli, attiva nella Caritas.

 

«Qui a Bafatà mi colpisce la gioia delle persone, nonostante le situazioni difficili che vivono. Vorrei portarmi a casa un cambio di mentalità, questa è un’esperienza proiettata verso il futuro» afferma Giulia Verzè. E le fa eco Sara Vaona: «Qui in Africa scopro le dimensioni più vere della vita, quelle che mi mancano di più in Italia. Vorrei ringraziare chi ci ha accompagnato permettendoci di fare questa esperienza, e ancor di più i missionari perché ci lasciano scoprire passo passo questa realità».

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