25-27 aprile

Giubileo adolescenti

Inizio con il vescovo Domenico

Iniziato ufficialmente il Giubileo degli adolescenti, anche per le centinaia di veronesi giunti a Roma insieme ai loro sacerdoti e animatori.

Tra i momenti più significativi della prima giornata, venerdì 25 aprile, la Messa diocesana con il vescovo Domenico Pompili.

Nell’omelia ha detto: «Venire a Roma per il Giubileo dal Papa, anche se appena morto, vuol dire imparare che si cresce mai da soli e sempre a contatto con altri più grandi di noi che oltre ai nostri “pari” sono “padri” che ci fanno andare oltre noi stessi».

Quindi ha rivolto agli adolescenti tre domande.

Con la prima – «Conoscete qualche adulto così forte e rispettoso?» – ha fatto riferimento a Simon Pietro che, nel Vangelo della liturgia del giorno «si muove in prima persona e stimola alla imitazione tant’è che immediatamente lo seguono anche altri. Basta questo particolare per comprendere che Pietro e dopo di lui i successori fino a papa Francesco non sono dei capi come gli altri. Sono piuttosto dei servitori che spingono in avanti ad uscire in mare aperto, ma più con la forza dell’esempio che con le parole».

Quindi, ha detto: «Senza Cristo tra di noi non si porta frutto. Come il tralcio se non è unito alla vite non fa venir fuori l’uva, ma si secca, così i cristiani senza Cristo si spengono. Ecco il senso del Giubileo: festeggiare il compleanno di Gesù. Se prima era “con noi”, ora ancora di più perché è “in noi”. La gioia del Vangelo nasce da questa compagnia che si sperimenta e fa uscire dall’isolamento o per contro dalla massificazione» prima di rivolgere loro la seconda domanda «ma io credo in Gesù? Anzi, quando è stata l’ultima volta che l’ho incontrato davvero?».

«Terza e ultima domanda: come mi sento oggi: un turista o un pellegrino?» era legata alla professione di fede di Pietro nel brano evangelico e a Giovanni che ha fiducia e riconosce perchè «intuire che dietro le cose, gli incontri, le persone, le vicende liete e tristi si nasconde il Signore, vuol dire comprendere che non siamo mai soli».

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