Giovani veronesi in Mozambico

CAMPI DI MISSIONE E SERVIZIO

Da una settimana un gruppo di giovani veronesi è impegnato in Mozambico per il il campo di missione e servizio promosso da Centro di pastorale adolescenti e giovani e Centro missionario diocesano.  Ecco il racconto che arriva da Namahaca.

È passata ormai una settimana da quando il viaggio è iniziato e stiamo conoscendo la parrocchia di Namahaca da 4 giorni. La cultura che stiamo esplorando è a dir poco distantissima da tutto il nostro passato e dalla nostra concezione di vivere la vita.

Stiamo visitando i villaggi per conoscere le varie comunità, celebriamo la Messa con i padri, ci divertiamo a giocare con le decine di bambini che incuriositi si avvicinano a noi, ci lasciamo sorprendere dalla cucina locale con sapori e profumi mai sperimentati prima, danziamo sul ritmo trascinante di tamburi e marimbe nelle occasioni di festa.

Il popolo mozambicano ci sorprende e ci emoziona: la fede è vissuta in maniera genuina, senza preconcetti o preconoscenze del mondo cristiano. Si ritorna alla chiesa delle origini, dove viene annunciata la buona notizia di un Dio che ci salva, anche se possediamo poco, come il ragazzo che può offrire a Gesù solo cinque pani e due pesci. Da parte nostra, che conosciamo bene il divario di ricchezza che ci separa da questa gente, il vangelo di questa domenica parla anche a noi. Cominciamo così a comprendere da un lato la bellezza dell’essenzialità della vita materiale e dall’altro l’importanza che hanno le relazioni. 

Anche qui, in mezzo alla sconfinato paesaggio africano siamo chiamati a vivere in famiglia. I nostri accompagnatori Chiara e Marco sono orami i nostri “mama e papa”, e noi ragazzi possiamo considerarci “irmas e irmaos”. Ogni giorno ci dividiamo in piccoli gruppi accompagnati dai sacerdoti missionari e abbiamo occasione di confrontarci anche con loro. Ci sono molte cose che ancora non comprendiamo, certe tradizioni, atteggiamenti e usi quotidiani sono per noi fonte di tante domande e perplessità. Questa nostra esperienza non darà risposta alle nostre domande, anzi né procurerà ancora e ancora.

Allora che senso diamo al nostro viaggio, al nostro essere partiti?

Siamo ancora all’ inizio, quindi per adesso la parola giusta è contemplazione.

Siamo assorbiti in questa cultura e possiamo solo contemplarla, stupirci e rimanere affascinati dalla bellezza. Anche se non comprendiamo fino in fondo tanti perché, non significa che non possiamo cogliere la bellezza genuina di questo popolo.

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