Dialogo e luce

di mons. Ezio Falavegna

Leggendo la Lettera pastorale del vescovo Domenico, viene immediato l’interrogativo “perché una lettera sulla luce”, domanda alla quale, di fatto, la Lettera intende rispondere? Però, fin dal primo impatto nasce sorprendentemente un altro interrogativo: “Perché una Lettera pastorale in dialogo con un laico, e in questo caso un professore di fisica”? Non si poteva essere più espliciti e diretti nella consegna del tema, soprattutto per un Vescovo, andando direttamente ad esplicitarne l’attinenza a un servizio alla fede e magari partendo dai molteplici testi scritturistici, non da ultimo quello del Vangelo, dove Gesù stesso parlando di sé dice senza giri di parole: «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12)?

Mi permetto di dare voce allo stupore che mi ha colto e a partire dal quale desidero condividere quanto provato, andando per certi aspetti a quella che è la premessa, “lo sfondo” (p. 51) sotteso alla lettura della stessa Lettera, l’esigenza di un “parlare insieme”. La sua forza non sta nel fatto che è una Lettera “a” ma una Lettera “con”, anche con ciascuno di noi, con le nostre diverse sensibilità e vissuti.

Precisamente, attingo agli elementi che la caratterizzano come “Lettera pastorale”, indirizzata “a una Chiesa”, nella fattispecie quella di Verona.

Innanzitutto, è una Lettera e come tale si consegna come espressione di un dialogo, segnando un punto di incontro, insieme a una postura da assumere, tra chi la scrive e chi la legge. Uno straordinario spazio di disponibilità a comunicare, affidandosi come un dono per chi la riceve. E come ogni dono presuppone uno spazio di disponibilità accogliente e una grande voglia di capire e, forse prima ancora, di stupirsi di essere destinatario di una parola che chiede di incontrarmi. In una Lettera c’è sempre racchiuso l’impegno a sentire con la sensibilità dell’altro, riconoscendolo come affidabile. Questo non significa perdere se stessi, ma farsi prossimi, nella consapevolezza di avere radici comuni, senza le quali è difficile incontrarsi e impossibile continuare a crescere. Nella forza del dialogo ritrovo una provocazione a mettere in discussione lo sguardo autoreferenziale, spesso ingenuo, di chi si sente autosufficiente.

Ancora, questa Lettera assume il dialogo perché è pastorale, lasciando vedere che racconta la fecondità di un dialogo desideroso di coniugare la vita con il Vangelo. È qui infatti la scommessa della riuscita di ogni azione ecclesiale, lì dove, come spesso richiamato nel Concilio Vaticano II, torniamo a riconsegnare la dottrina cristiana non in termini astratti, ma nel dialogo generativo tra la vita e il Vangelo, dove l’una illumina l’altro e dove, come al cuore della fede cristiana c’è l’esperienza di un incontro e precisamente di un incontro con il Dio di Gesù Cristo, nel quale il dialogo dell’amore di Dio con l’umanità ha la sua Parola di pienezza. Connotare la nostra azione di Chiesa in questo dialogo fecondo tra vita e Vangelo rimane l’impegno prioritario delle nostre comunità.

Infine, questa Lettera assume il dialogo, perché è uno spaccato di Chiesa, della comunità di discepoli di Gesù Cristo che ha nel dialogo il punto di riferimento del proprio credo (Gv 1,1: “In principio era la Parola”), e ha la sua forza operante nel tessuto di una fraternità, dove il dialogo dell’amore è riconosciuto come motivo della stessa esperienza di vita comunitaria (1 Gv 1,7: “Se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro”). Quanto sarebbe utile riandare alle parole di papa Paolo VI quando, ancora nel 1964 nella sua prima Enciclica Ecclesiam suam, ebbe a indicare nel dialogo l’identità della Chiesa e della sua missione.

Non è difficile, pertanto, leggere le pagine della Lettera lasciandoci affascinare e coinvolgere in un dialogo vivo, dove tutti siamo interlocutori della medesima “luce”, quella “luce” che dà motivo al nostro incontro e, prima ancora, illumina i nostri volti, permettendoci di riscoprire la reciproca bellezza in uno sguardo libero e liberante. Sì, perché la luce è la prima parola che la Scrittura ci consegna di Dio: “Sia la luce!” (Gen 1,3).

Mons. Ezio Falavegna
Parroco, teologo, moderatore della Curia diocesana
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