Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore
(Lc 2,19)
“Il silenzio è il linguaggio di Dio. Esso costituisce la forma della rivelazione e lo strumento più eloquente dell’adorazione. All’Infinito corrisponde e risponde l’Ineffabile. Curiosamente, nella lingua ebraica non si parla mai del Volto di Dio al singolare, ma sempre e soltanto al plurale, perché Dio è uno e molteplice, edito e inedito, conosciuto e sconosciuto. Dio non ha volto, perché rappresenta l’infinità dei volti possibili. Il suo Volto è alterità e relazione, parola e silenzio, concessione, ma anche sottrazione di sé e mistero”[1].
Il tempo di Avvento ci restituisce questa consapevolezza ecclesiale in una tensione verso il compimento della nostra vita nel mistero di Dio, un mistero che si è mostrato a noi in Cristo Gesù. L’avvento è tempo di attesa dove contemplare Cristo, come colui che sempre ci viene incontro in un mistero inesauribile d’amore.
Questo particolare momento dell’anno liturgico, che si caratterizza come tempo di accoglienza, di ascolto, di attesa e di gioia, diventa l’occasione in cui fare silenzio ovvero lasciare che Dio possa manifestarsi a noi. Fare silenzio è aprirsi alla novità che Dio suscita nella storia e rimanere meravigliati di fronte alla grandezza della sua opera di salvezza.
Questa tensione culmina nella solennità del Natale, in cui ci viene chiesto ancora una volta di sostare in silenzio, come i pastori alla grotta, di fronte al mistero della nascita nella carne del Figlio di Dio. Fare silenzio è fare spazio al mistero di Dio, far tacere le nostre parole umane perché si riveli la Parola del Padre. In questo senso possiamo dire che fare silenzio è anche un rimanere “senza parole”, meravigliati di fronte al mistero di Dio che si fa uomo.
Ogni celebrazione liturgica diventa così il grembo orante della Chiesa in cui, con stupore, ci si apre al mistero della vita da Figli di Dio. Maria madre di Dio, vergine del Silenzio ci in-segna l’arte del fare silenzio, del fare spazio in se stessi al mistero di Dio. Lei, che custodisce tutte le cose meditandole nel suo cuore, ci aiuta a vivere il silenzio come un’opportunità per accogliere il Signore che mai si stanca di prendere dimora presso di noi.
[1] D. Pompili, Lettera pastorale sul silenzio, p. 25.