15 ottobre

Mons. Zenti ricorda l’amico don Guido

Il carisma della formazione dei ragazzi e dell’evangelizzazione via etere

Don Guido Todeschini, dotato del carisma della formazione dei ragazzi e dell’evangelizzazione via etere

A sette giorni dalla morte di don Guido, ci ritroviamo, ancora commossi e riconoscenti, a concelebrare l’Eucaristia, per rendere grazie a Dio del dono che ha fatto alla sua Chiesa di un tale sacerdote. A noi tutti carissimo. Non intendo tessere il panegirico di don Guido, cosa che lui stesso mi vieterebbe severamente di tentare di fare. Intendo piuttosto evidenziare ciò che Dio stesso, nel dono del suo Spirito, ha potuto compiere attraverso la persona e il ministero presbiterale di don Guido, data la sua disponibilità interiore a lasciarsi da Lui guidare. Ciò che dirò, dunque, vuole essere indirizzato alla maggior gloria di Dio.

Concelebriamo proprio qui a Cerna, cioè nella chiesa di Casa Gioiosa. Doverosamente. Che cosa è stata Cerna per don Guido? Qui vi ha trascorso più della metà della sua vita, dai 31 anni in poi, cioè dal 1967. Qui, o partendo da qui, ha esercitato il suo intensissimo ministero di presbitero. Qui ha trovato la sua casa, il suo nido d’aquila, da cui mai avrebbe voluto separarsi, nemmeno da infermo. Qui, nel vicino cimitero, come ha espresso nella volontà testamentaria, ha voluto che fosse sepolta la sua salma, nella nuda terra come uno dei suoi abitanti. Cerna era don Guido e don Guido rappresentava Cerna, conosciuta ovunque grazie a lui.

Qui, per mandato del venerabile vescovo Giuseppe Carraro, che tanto lo stimava e amava, dopo essere stato da lui ordinato prete a San Martino Buon Albergo, il 2 luglio del 1961 (me lo ricordo come fosse ieri), e dopo aver trascorso alcuni anni nel Seminario minore di San Massimo come docente, appunto nel 1967 ha avviato quella Casa Gioiosa per ragazzi che l’ha visto per parecchi anni come geniale educatore formatore di intere generazioni di ragazzi, definiti i Ragazzi artigiani della Pace. Quanti ne sono passati di qui! A turni di un centinaio per volta. Qui sono stati educati alla Pace secondo il Vangelo. Quella educazione che, concretamente, trovava il suo vertice nella giornata mondiale della Pace, quando, partendo nel primo pomeriggio da Piazza Brà, i Ragazzi artigiani della Pace confluivano in Cattedrale, dove li attendeva per la Messa solenne il Vescovo, dapprima il venerabile Giuseppe Carraro e successivamente il vescovo Giuseppe Amari. In tale scuola della Pace ha potuto contare su tanti Presbiteri e Laici, ma in particolare su don Sergio Peruzzi, lui pure di San Martino Buon Albergo. Potremmo definire quegli anni come l’epopea della educazione cristiana alla Pace, sulla segnaletica data da papa Paolo VI, iniziatore delle Giornate mondiali della Pace, e, a seguire, da papa Giovanni Paolo II.

Proprio al fine di dare voce ai Ragazzi artigiani della Pace ha, letteralmente e fortuitamente, inventato Radiopace e, poco dopo, ha dato avvio a Telepace. Sempre qui, a Cerna. Che cosa è stata Radiopace e Telepace? Indubbiamente un’opera di Dio! Ispirata da Dio e sostenuta dalla Provvidenza di Dio, nella quale don Guido ha creduto fermamente, tenacemente, testardamente, anche quando le acque erano assai agitate.

Ha messo queste due emittenti a servizio dell’evangelizzazione, che gli stava sommamente a cuore. Segnalo pagine note, le più vistose. A servizio dei Papi, da Paolo VI, a Giovanni Paolo I, a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI, a papa Francesco, per il loro magistero e per i loro viaggi apostolici trasmessi, resi visibili, in tutto il mondo. Per dire solo con papa Giovanni Paolo II, di cui pur godeva la stima e l’amicizia confidenziale, 143 viaggi! Come pure i funerali e le successive elezioni dei Papi. Ha diramato RTP anche a Roma, che don Guido sentiva particolarmente importante per mandato dello stesso Giovanni Paolo II, Trento, Lodi, la Terra Santa. Noi Veronesi non possiamo dimenticare il servizio che ha fatto alla nostra Diocesi, trasmettendo, tanto per citare qualche cosa, le iniziative dei Centri di Pastorale, i meeting per adolescenti e giovani, i pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto, i momenti salienti del Seminario, le Ordinazioni dei Diaconi e dei Presbiteri, a Cattedrale gremita, la Messa del Crisma, le iniziative diocesane, i Pontificali, gli interventi dei Vescovi, da Giuseppe Carraro, a Giuseppe Amari, ad Attilio Nicora, a Padre Flavio Roberto Carraro, a Giuseppe Zenti, a Domenico Pompili. Ha trasmesso ingressi dei Vescovi, fino a quello del vescovo Domenico; ha trasmesso i funerali dei Vescovi di Verona: Giuseppe Carraro, Giuseppe Amari, Attilio Nicora, Padre Flavio Roberto Carraro, Andrea Veggio e anche di numerosi Presbiteri. Ha trasmesso l’Ordinazione episcopale del Nunzio Mario Zenari 25 anni fa, la mia 20 anni fa e quella di Giuseppe Pellegrini 11 anni fa. Ha trasmesso interessanti rubriche di carattere ecclesiale o di carattere socio culturale. Va da sé che dai Vescovi di Verona RTP è sempre stata sostenuta, nei limiti del possibile, anche se non in misura adeguata ai servizi resi.

E la carità! Da qui, da Cerna, quante campagne di solidarietà concreta sono partite! Del resto, la carità faceva parte della squisita sensibilità di don Guido, fin da giovane, quando, giovane studente di teologia dedicava particolare attenzione al mondo degli zingari, al punto che i fratelli lo avevano soprannominato “el sengalo” (lo zingaro). Gli era connaturale immedesimarsi nella situazione delle persone in stato di disagio, fossero zingari, poveri, malati, disabili, carcerati. Del resto, come ci ha ricordato la Parola di Dio nella prima lettura, dalla lettera di Paolo ai Galati, don Guido era profondamente segnato da una schietta fede in Dio Mistero di Amore trinitario, “fede che si rende operosa per mezzo della carità”. Era abituato a tradurre la sua fede in gesti concreti di carità.

Infine, per modo di dire, qui a Cerna si è radicato il senso dell’assoluto dell’Eucaristia, con la Messa celebrata ogni giorno e con l’adorazione e si è sviluppata, in modo inseparabile, la devozione alla Vergine Maria, sotto il titolo voluto da San Giovanni Paolo II di Maria Stella dell’evangelizzazione. A suo tempo coadiuvato anche da don Luigi Fusina, compaesano di don Guido, particolarmente devoto a Maria. E chi non ricorda durante il Lock down della primavera del 2020 le 96 serate consecutive nella Cattedrale deserta, quasi spettrale, avvolta nel silenzio, da dove RTP ha trasmesso Rosario e Messa? Sappiamo bene quanta eco ebbe quel momento atteso da tanta gente chiusa nelle proprie case. Che cosa è stata la Messa per don Guido, e l’adorazione, e il rosario! L’abbiamo visto spesso con la corona, nera, in mano. Anche all’ospedale e alla Casa del Clero di Negrar, dove è spirato.

Certo, non ha avuto un percorso tutto in discesa. Anche don Guido ha avuto le sue prove, come tutti i Fondatori e le Fondatrici, passati dal crogiolo delle sofferenze fisiche e morali, da San Giovanni Calabria, a cui don Guido si è ispirato, anche con l’aiuto del suo successore, il servo di Dio don Luigi Pedrollo, e dalla stessa Santa Teresa Davila, di cui la Chiesa celebra oggi la memoria. Eppure, la sua fede incrollabile, che l’ha reso operoso, instancabile, generoso, entusiasta, gli ha consolidato un forte senso della speranza, che egli traduceva con quel suo motto proverbiale: “Avanti!”. Proprio come ha ribadito all’ospedale di Negrar, quando gli ho detto, dopo la benedizione: “Don Guido, come dice sempre don Guido: ‘Avanti’”, prontamente: “Sempre avanti!”, mi ha risposto con decisione. Sottinteso: “Sempre avanti, anche con Telepace!”.

Don Guido ha concluso la sua lunga vita terrena, ma non ci ha lasciati. Ci ha solo preceduti in quella Patria per raggiungere la quale è valso la pena di essere venuti al mondo.

O Dio, Uno e Trino, a Te la lode, l’onore, la benedizione per averci fatto dono di don Guido, che in Te ha creduto e sperato, operando sempre per la tua glorificazione.

 

Mons. Giuseppe Zenti
Vescovo Emerito

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