La delegazione diocesana impegnata nel pellegrinaggio di “ascolto, solidarietà e vicinanza” in Terra Santa (da 22 al 27 luglio) ha incontrato ieri, mercoledì 24 luglio, il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, ofm, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, il quale ha illustrato le conseguenze della guerra in corso e le ripercussioni sui cristiani del Patriarcato (che oltre ad Israele e Palestina si estende su Giordania e Cipro).
Secondo quanto affermato da mons. Pizzaballa, dal punto di vista politico, sociale, economico, religioso «niente sarà più come prima». La sfiducia, l’odio e il dolore tra israeliani e palestinesi hanno raggiunto livelli inimmaginabili, «la gente è così piena del proprio dolore che non può esistere il dolore dell’altro», proprio per questo «oggi i cristiani sono chiamati ad essere una presenza che garantisce che il dialogo non sia ostile».
«Abbiamo vissuto e stiamo vivendo momenti tra i più difficili degli ultimi decenni qui in Terra Santa» ha raccontato il cardinale, «la guerra che è iniziata il 7 ottobre con l’attacco ai kibbutz e poi quello che sta accadendo a Gaza, hanno creato una situazione di dolore profondo, di astio, di odio e di sfiducia tra israeliani e palestinesi. Insomma, sembriamo schiacciati da situazioni terribili».
Tuttavia, il dolore, la morte, la guerra non possono avere l’ultima parola: «In tutte le notti, anche in questa notte – ha aggiunto il Patriarca – si trovano sempre esempi di luce. È molto bello vedere il modo in cui la comunità cristiana di Gaza sta vivendo. È molto bello vedere come nel territorio, nelle nostre parrocchie, ma anche dentro la società israeliana e palestinese ci siano persone che non rinunciano a credere, a sperare che sia possibile vivere in maniera diversa. Dobbiamo cercarle queste persone, tenerle vicine, perché verrà il momento in cui avremo bisogno di loro. Non dobbiamo mai perdere la speranza per il futuro, che non è semplicemente essere ottimisti. La speranza è figlia della fede. Ecco, con una fede radicata qui, nei luoghi santi, nella terra di Gesù, vogliamo continuare a credere e sperare che sia possibile vivere in maniera diversa».
Infine il ringraziamento e l’augurio per la Chiesa di Verona: «Voglio ringraziare i fratelli e le sorelle della Diocesi di Verona e il Vescovo che conosciamo molto bene, per la loro solidarietà, la loro vicinanza, per la loro presenza qui in Terra Santa, augurando loro ogni bene e assicurando la preghiera per loro. Aspettiamo di vedervi di nuovo numerosi qui in Terra Santa, per portare il vostro abbraccio di pace».
La Custodia francescana di Terra Santa
Nella stessa giornata la delegazione ha incontrato anche fra Alberto Joan Pari, ofm, Segretario della Custodia francescana di Terra Santa.
La presenza secolare dei francescani in Terra Santa si respira anche in questo momento in cui i pellegrini sono completamente assenti e nella città vecchia di Gerusalemme si vive una tranquillità rassegnata. Nelle parole di fra Alberto, è stato evidente come la Custodia sia ancora una volta un’ancora stabile per i cristiani che, come gli altri palestinesi, sono rimasti senza lavoro e si stanno impoverendo enormemente. In questo momento di disorientamento dei cristiani locali, grazie all’aiuto dei cristiani nel mondo per la Custodia francescana è oggi ancora possibile dare un lavoro ai cristiani, consentendo loro di rimanere e non andarsene, garantendo l’istruzione per i loro figli e una comunità con cui pregare.